Siete curiosi di sapere qualcosa in più di Local SEO? Ne abbiamo parlato con un esperto quale Enzo Mastrolonardo, una sorta di guru per le piccole e medie imprese locali.
Vediamo quali sono stati i suoi consigli per noi!
Innanzitutto, ci tengo a ringraziare Rosario per la gentile ospitalità e per le bellissime domande, sperando di cogliere l’opportunità regalatami e di offrire degli spunti interessanti.
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Vuoi essere un innovatore/esploratore oppure ispirarti a qualche professionista del settore?
In realtà, nessuna delle due cose, per quanto potrei sforzarmi di provare ad essere l’uno o l’altro, fallirei miseramente.
Nel bene o nel male io funziono perché sono come sono e ogni tentativo di manipolare questa cosa andrebbe a finire a schifo! Potrei dirti che mi piacerebbe essere un innovatore dal punto di vista della possibilità di infondere reale consapevolezza al mio target, con un modo di comunicare unico, schietto, diretto… quasi come se monetizzare non fosse il mio scopo principale.
Penso che, ognuno a modo proprio, siamo tutti degli innovatori, avendo competenze simili, ma attitudini diverse nell’applicarle, che influenzano, quindi, il modo in cui gli altri ci percepiscono.
Se dunque riuscirò a farmi percepire in pieno dal mio piccolo segmento di clienti, in quel momento per loro sarò un innovatore, così ho trovato un modo per rispondere alla tua domanda senza evadere.
Quali sono i consigli che dai ai clienti per farsi “trovare” sul web?
Per rispondere a questa domanda, devo fare una piccola premessa.
È chiaro che, al di là dei consigli che potrei dare io, per farsi trovare sul Web bisogna esserci con la presenza di base, che poi può essere ottimizzata in base alla tipologia e alla bravura del consulente.
Chi mi conosce sa che io uso la SEO e un abbondante manciata di Marketing Strategico per spingere i clienti a farsi trovare sul web.
Il punto è che, per utilizzare queste due armi con successo (SEO e Strategia), ci deve essere una base di fondo, una qualità intrinseca della piccola azienda che parta già da offline.
Quindi, i consigli che do ai clienti per farsi trovare sul web, paradossalmente non hanno nulla a che vedere con l’online in prima battuta, bensì gettano le premesse per una buona e fruttuosa crescita del piccolo brand proprio nel momento in cui decideranno di andare online per farsi trovare sul Web.
Probabilmente, molti lettori a questo punto si sarebbero aspettati una risposta tecnica che parlasse del sito web, di ottimizzazione on site, di scheda attività geo-localizzata.
La verità è che utilizzare questi strumenti per farsi trovare sul web, senza solidi elementi da portare in dote, rispetto ai competitor, serve a poco e probabilmente non è alla base di strategie che hanno come scopo la persistenza sul mercato a lungo termine.
Anche qui rispondo facendo un passetto indietro, basandomi sulla tipologia di imprese che seguo, per le quali posso rispondere per esperienza diretta.
Google MyBusiness è uno strumento che mette in comunicazione diretta gli utenti con imprese e professionisti.
Anche Facebook fa questo, anzi, se pensiamo alle pagine aziendali e alla tempestività che i gestori delle pagine offrono in risposta alle domande degli utenti, può sembrare addirittura meglio.
Il punto è che ritengo che la qualità del contatto che approccia alla ricerca organica attraverso Google, e che quindi incontra la scheda MyBusiness, è sempre più consapevole rispetto all’utente medio, “conversazionale” che si può trovare in media sulle pagine Facebook aziendali.
Anzi, per me chi arriva su una scheda attività concretizzerà l’acquisto, il contatto o la visita diretta in un tempo relativamente breve rispetto all’utente su Facebook.
Ma diciamo pure che mi sbaglio, diciamo che quanto ho appena affermato deve essere contestualizzato a settori e situazioni ben precise, benissimo. Mettiamoci allora dall’altra parte della barricata, prendiamo il caso di un’impresa o di un professionista che si trova a gestire un’identità locale.
Anche se partirà con le migliori premesse, gasato a manetta nella gestione della sua pagina Facebook, quasi sempre nel medio periodo si accorgerà di non avere il tempo e le risorse da dedicare per seguire la cosa come si deve, rispetto alla scheda locale che tendenzialmente è posizionata se non altro per criteri di prossimità geografica.
In tal senso, riceverà comunque delle richieste attraverso il canale telefonico, la visita sul sito, la visita diretta in negozio, ma presumibilmente con minor sforzo rispetto a quello necessario per coltivare una pagina social. Ed anche se si affidassero ad un consulente come lo siamo noi per seguire la propria identità social, noi stessi sappiamo bene che gestire una pagina, anzi soprattutto farla monetizzare, non è “na cosetta easy”.
A questo punto, mi sono fatto qualche nemico in più, ma, per mia esperienza, tenendo conto del piccolo imprenditore medio, mi sento di affermare che il vantaggio di Google MyBusiness rispetto ai Social è sicuramente quello relativo alla qualità del contatto che arriva, a fronte di minor “impegno” nella gestione della Scheda.
La SEO Local porta vantaggi per tutte le tipologie di azienda?
Mi piacerebbe rispondere a questa domanda da due angolazioni differenti.
Senza svelarvi subito l’altra, partiamo con le schede locali.
Da quello che vedo, le categorie sono migliorate: non parlo a livello numerico, ma qualitativo e lo si vede anche dalle tante implementazioni e dai tanti test che Google sta facendo con Bottoni e Possibilità di inserire Caroselli per Prodotti e Servizi, costruire veri e propri listini, categorizzarli, arricchirli di dettagli con descrizioni, prezzi e persino offerte.
Senza bisogno di ripetere l’evoluzione subita dai post, tutti elementi che, converrete con me, si adattano praticamente a ogni tipologia di azienda.
Ora, osserviamo la SEO Local da un altro punto di vista: se provassimo ad ampliare lo sguardo fuori dal local pack e coinvolgessimo anche il resto della SERP di Google (che io considero una vera e propria estensione del Local Pack), allora potremmo parlare di molto altro.
A questo punto, a mio parere, la cosa si fa ancora più interessante perché non si tratta più di quali vantaggi porta la SEO Local intesa come scheda per Attività di Google MyBusiness, bensì si parla di quali tipologie di utenti (persone) approcciano ad un determinato tipo di ricerca che, pur essendo squisitamente local, va oltre le tre mappe, in quanto riferita ad un prodotto o servizio il cui ingaggio non riesce a scattare attraverso la scheda locale, che, di fatto, non è in grado di suscitare l’esperienza necessaria alla conversione dell’utente.
Consulenze, preventivi, servizi specifici che, concretizzandosi in determinate keyword dall’apparente volume nullo, costituiscono in realtà un’opportunità di profitto molto appetitosa per diversi business locali, in SERP dove il Local Pack non è ancora neanche presente o comunque meno popolato.
Parlo di SERP che il SEO medio che lavora su progetti non aziendali schiferebbe totalmente.
Quindi, La SEO Local porta vantaggi per tutte le tipologie di azienda? Se quell’azienda ha almeno una sede geografica, la mia risposta è Sì. Oh, ci sarà pure una tipologia di azienda che della SEO Local non se ne fa nulla; sicuramente ce n’è più di un esempio lampante, ma visto che al momento non mi sovviene nulla, magari me lo direte voi tra i commenti.
Cosa ne pensi delle recensioni online?
Secondo me, il sistema subisce una difficoltà di controllo, perché conta ancora troppo su una mentalità da “intelligenza artificiale” che con il Local Business (ricordiamo, persone) non va molto d’accordo.
Intendiamoci, se guardiamo ad aziende locali più grandi presenti sul territorio da anni o a brand affermati che hanno numerose recensioni, per forza di cose esse restituiranno un’immagine sincera dell’opinione globale degli utenti.
Quando però parliamo di Local non dimentichiamoci che parliamo spesso e volentieri di piccoli centri urbani, quindi di piccole attività che non hanno avuto l’opportunità di raccogliere quel numero elevato di recensioni “Super Partes” che ne restituiscano un’immagine sincera, nel bene o nel male.
Se consideriamo questo, una piccola attività può essere facilmente presa di mira anche con un paio di recensioni negative da 1 stella, causando danni reali alle tasche dell’imprenditore.
Forse, adesso avete compreso meglio la premessa che ho fatto inizialmente in risposta alla domanda.
È chiaro che, se parliamo di recensioni on-line su larga scala, attualmente sono un metro di giudizio tutto sommato fedele, per farsi un’idea vicina alla realtà.
Ma se parlate con me, dovete intendere in piccolo, per un segmento dove una recensione negativa ed una positiva possono fare un’enorme differenza: un mercato in cui ho sperimentato sulla pelle che le criticità del sistema recensioni si sentono di più, magari mi sbaglio.
Volendo dare dei consigli, potrei suggerire di rispondere sempre in modo costruttivo alle recensioni negative, specie perché molte di queste sono false, ma sono anche tra le più lette dai visitatori.
In molti casi, una risposta adeguata e costruttiva può smascherare un tentativo di sabotaggio, rilanciando la piccola impresa agli occhi del potenziale cliente, lettore, realmente “sintonizzato”.
Inoltre, non perdetevi d’animo ed utilizzate l’assistenza tecnica se lo ritenete realmente opportuno; in qualità di gestori delle schede, potete chiedere supporto anche attraverso una telefonata: gli operatori hanno perlopiù le mani legate sulla questione “recensioni”, ma più di una volta sono riuscito a spuntarla!
Quali consigli daresti a un neofita sulla gestione dei link per un’attività local? E le citazioni?
Personalmente per i miei progetti Local faccio pochissima link building, quasi nulla.
Non sono la persona giusta per dare consigli su questo argomento, a meno che il mio interlocutore non abbia il mio stesso mindset, orientato alla costruzione di soluzioni sotto forma di pagine Web, che vanno ad intercettare intenti fortemente transazionali in certe nicchie.
Allo scopo, se le risposte date sino ad ora non sono bastate a crearmi un numero sufficiente di nemici, vorrei citare il mio amico e Maestro Emanuele Tolomei, il quale, riferendosi a progetti di questo tipo, e non solo Local, afferma: “I link sono alla base di strategie che non prevedono contenuto finalizzato alla soddisfazione degli utenti” ed io con le prime righe in risposta alla domanda confermo in pieno questo concetto.
Fermo restando che, come abbiamo visto tutti, all’interno del motore di ricerca e in special modo sull’organico, tanti criteri possono cambiare dall’oggi al domani.
Detto ciò, se io dovessi consigliare ad un neofita (non che io sia sto grande esperto) come approcciare alla link building per la Local, più che “gestire” la link building, lo dirotterei inizialmente su una link building non aggressiva, directory che offrono una mini-vetrina, ma che abbiano una sezione di settore, testate locali a tema, creazione di schede attività su altri noti portali che ospitano vetrine locali, diretti “concorrenti” di Google (es. Bing, Yelp, Here…).
Nello specifico, anche qui gioca un ruolo fondamentale l’analisi dei competitor nelle stesse SERP dove vuoi posizionarti.
Sei stato tu a specificare nella domanda, quali consigli daresti a un “neofita”, quindi, ipotizzando che il mio interlocutore sia realmente un neofita, voglio lasciargli un consiglio basilare, anche se questo è stato detto e ridetto da molti colleghi, fino al vomito: analizzare i link in ingresso dei concorrenti!
Per questo lascio anche il link ad un tool gratuito che ben poco ci dice rispetto a Majestic o Ahrefs, ma che comunque tiene conto di noi poveri disgraziati che paghiamo il mutuo. Becca! https://www.seoreviewtools.com/valuable-backlinks-checker/
Per le citazioni, non so dire effettivamente ad oggi quanto valore portino ancora, rispetto a qualche anno fa. Certamente fanno bene, quindi riporto il link ad un tool per le citazioni, che ho appreso da un suggerimento di Luca Bove, NAP Hunter: https://chrome.google.com/webstore/detail/nap-hunter/ligeiippheclogiddffemogcgpjmieao
Quali sono i 3 requisiti che non devono mai mancare in un sito web?
1) Le Call to Action, ovvero gli inviti all’azione. Un sito Web che abbia ragione di esistere e, possibilmente, di monetizzare deve avere uno scopo. Questo scopo deve essere raggiunto attraverso un percorso che l’utente compie proprio sulla pagina web. In tal senso, le CTA costituiscono una “pinta” che diamo all’utente per fargli effettuare un’azione. Sempre più spesso ho avuto l’impressione che si volesse legare il concetto di CTA quasi ed esclusivamente alle Landing Page. C’è molto da comunicare in un progetto aziendale e la comunicazione non deve per forza sempre essere perfettamente strategica. In alcuni casi, specie sulla Local (ricordiamo per l’ennesima volta, persone) si possono creare delle CTA sul Sentiment ed è per questo che le ritengo un mezzo dalla doppia utilità, non ultima quella di poter far sentire l’utente sul nostro stesso piano e portarlo quindi vicino a noi. Alla luce di questo, vi privereste di integrare questa possibilità sul vostro sito? Non credo.
2) Bottoni dei canali di contatto. Scorciatoie rapide per l’invio di e-mail, pulsante per la Telefonata, pulsante per l’inizio di una chat con Whatsapp. Naturalmente, anche il form di contatto; va bene anche minimale, anzi, in certi casi è meglio non chiedere troppi dati subito agli utenti. Ovviamente, questi elementi devono essere sempre presenti su Mobile ed in modalità Sticky, almeno i due canali preferiti dalla tua tipologia di target. Eh sì, ti tocca essere più preciso sulla tipologia di target e quindi anche incoraggiare il contatto secondo il mezzo che loro preferiscono. Per esempio, ci sono imprese che hanno tipologie di clienti che si attaccano al telefono e la Mail non la usa nessuno, tanto che il form di contatto non invia a causa della sporcizia che col tempo si è depositata facendo incastrare il tasto “invia”. Di contro, ho clienti con utenti che preferiscono soltanto chattare e non telefonano neanche in punto di morte.
3) Il protocollo HTTPS. Se non altro per una questione di “minimo sindacale”. È chiaro che il sito funziona lo stesso e magari si posiziona pure, ma alla soglia del 2020 ed in considerazione di un minimo di fiducia che vogliamo dare ai visitatori se vogliamo convertirli in clienti, la scritta “non sicuro”, nun se po’ vedè.
Ne hai chieste tre, ce ne sarebbero tante altre che mi piacerebbe elencare e spiegarne il mio modo di integrarle e perché… magari sarà lo spunto per una prossima intervista.
Grazie ancora a Rosario per l’ospitalità e per queste bellissime domande alle quali ho risposto con enorme piacere!